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giovedì 31 ottobre 2013

Lo studente universitario, il ritorno

Non c'è mai abbastanza spazio per parlare di noi universitari, una razza strana e ancora non molto studiata.
Ho già parlato di 10 cose che l'universitario dice, ma che poi non fa; essendo ancora io un'universitaria ho avuto la possibilità di osservare me stessa (e gli altri) in questo ambiente strano: l'università.
Quindi, solo per voi, ecco altre 10 cose che lo studente universitario dice, ma che poi non fa.

1) "Le ore buche le dedicherò allo studio. Mi chiudo in aula studio e basta, non ci sono più per nessuno"
Ah, bei momenti. Si è davvero convinti di trovare posto nelle aule studio e di poterci studiare comodamente, ma poi la realtà si abbatte su di te. Aule immense, dove regna il caos, dove il più silenzioso è il custode che urla: "Non siamo allo stadio!". Lì lo studente sospira, cerca una panchina e si sistema.

2) "Devo per forza arrivare in orario a lezione, se no sono per terra"
La sindrome da sedere-piatto colpisce gli studenti ritardatari, anche solo di un secondo. La lotta dei posti è la parte più frustrante dell'arrivare a lezione. Se la lezione è alle 8.45, devi arrivare alle 8.30 per poter trovare un angolo, altrimenti....benvenute chiappe piatte!

3) "Oh, devo iscrivermi ai laboratori! Massì, ho ancora 10 giorni per farlo!"
I laboratori e le loro modalità d'iscrizione cambiano da università a università. Nella mia, devi inviare una mail al professore. Il vero problema è che siamo millemila anime per soli 30 posti. O sei veloce, o rimani fuori. E normalmente rimani fuori.

4) "Bene, mi mancano pochi esami, è ora di trovare un relatore"
La leggenda dice che lo studente quasi alla fine, cerchi l'argomento che vuole sviluppare, lo sottopone ai docenti che potrebbero essere interessati per trovarsi poi con titolo e domanda di laurea in mano. 
La realtà è che i relatori sono pieni fino al 2020, gli argomenti sono sempre gli stessi e gli studenti preferiscono stare negli angoli a piangere piuttosto che elemosinare colloqui su colloqui.

5) "Tra due mesi ho un esame, meglio che inizi ora a studiare"
Questa è la frase mantra di ogni studente. Bisogna dire che qualcuno (e non sono neanche pochi) ce la fa, riesce, altri si arenano tragicamente il primo giorno arrivando l'ultima settimana in modalità "Kamikaze" (della serie: andiamo alla cieca, non si sa mai).

6) "Non ho capito bene, meglio andare al ricevimento con il prof"
Nella mia esperienza non ho mai conosciuto qualcuno che va  dal prof per farsi spiegare le cose. Si prova di tutto: il compagno secchione, google, la zia, il cero in chiesa....nulla funziona. Non si va al ricevimento però, forse anche perchè si ha paura di essere presi per scemi? Chissà, questa frase potrebbe rientrare nei "miti" dell'università.

7) "Il ricevimento per la tesi"
Il ricevimento per la tesi crea tante emozioni controverse: ansia, eccitazione, tristezza, depressione.
Dovete sapere che si va al primo ricevimento spaventati, la volta dopo si torna con il primo capitolo e si è molto fiduciosi; il terzo incontro è apocalittico (soprattutto perchè il primo capitolo della tesi non andrà mai bene) e con una certa angoscia si va agli incontri successivi. Se poi il prof vi fa rifarela tesi da capo, beh, il buttarsi sotto i binari non sembra neanche una brutta alternativa.

8) "Le biblioteche sono aperte fino alle 23, starò li fino alla fine"
Questa frase per me è relativamente nuova, perchè solo da poco hanno aperto la biblioteca della mia università fino a tarda notte, ma gli studenti esaltati che annunciano che pianteranno le tende lì per tutto l'anno ci sono già e ho come l'impressione che saranno i primi a fare una petizione per tornare agli orari normali.

9) "Andrò assolutamente al Career Day"
Il Career Day, croce e delizia di tutti noi. Un sacco di aziende che cercano studenti e laureati bendisposti verso il mondo dello stage sottopagato e....un SACCO di gente. Arrivi con i tuoi CV, sei carico, ma quando ti trovi quel muro di persone più professionali e più agguerrite di te, prendi i tuoi foglietti, vai a prendere il caffè e poi vai nel reparto giochi di qualche negozio, giusto per ricordarti chi sei.

10) "Dopo la triennale? Credo farò una specialistica"
Questa frase l'ho detta anche io, convinta di quello che dicevo. Già soli dopo due mesi di specialistica, i dottori si lamentano dicendo "ma chi me l'ha fatto fare???". Pensate cosa inneggiamo noi dottori dopo un anno e qualche mese: pietà, pietà di noi oh università! Pensaci bene tu che stai pensando ciò proprio ora, pensaci molto bene; se no ci vedremo l'anno prossimo e piangeremo assieme.


Tragicamente ispirato da tante, tantissime storie vere.

martedì 9 ottobre 2012

X-Files domestici.

"Dove cavolo l'ho messo? Era qui un minuto fa!" cit. ognuno di noi.



Oggi mi voglio occupare di uno strano fenomeno che per tanti anni ha disturbato le mie notti: gli x-files domestici, ovvero il modo misterioso in cui le cose spariscono mentre sono sotto al tuo naso.

Per tanti anni ho pensato di essere io la svampita, che era solo colpa mia se perdevo le cose per casa; ora ne sono convinta: sono le cose che in qualche modo si nascondono.

1) Il calzino nella lavatrice.
L'ultima volta che mi è capitato di assistere a questo strano fenomeno è stata la volta che l'ho provocato di proposito.
Prima di far partire la lavatrice (da qui in poi chiamata il Buco Nero) li avevo contati: sei calzini tutti appaiati. Dopo il lavaggio, la scoperta: erano 5.
Le ipotesi sono due: o la lavatrice ama particolarmente i calzini o la lavatrice è una porta rivolta verso una terza dimensione abitata da strane creature che ridono e vivono dei nostri calzini dispersi.

2) Il telecomando.
Forse questo è un problema solo mio, ma probabilmente ci accomuna tutti.
Il telecomando non è mai dove lo hai lasciato l'ultima volta. Ok, magari è passata la mamma (che tratteremo più avanti), ma vi posso garantire che il telecomando sparisce più di una volta al giorno; in casa mia ce ne sono più di 4, ma quello principale non si sa come viene perso in continuazione. Io lo poso su una mensola e, chissà come, finisce nel divano (e questo è successo mentre ero a casa da sola). Le spiegazioni possibili anche in questo caso possono essere due: o il telecomando prende vita e adora giocare nascondino oppure sono io che cado in uno stato di trance assoluto e non ricordo cosa ho fatto.

3) Il telefono nel Grande Buco Nero aka la borsa di una donna.
Andiamo più sul particolare. Come tutti ben saprete è di conoscenza generale il fatto che la borsa di una  donna è un buco nero.
La mia compagna di avventure è una ghiotta, anzi ghiottissima, divoratrice di chiavi, biglietti, trucchi, ma soprattutto di telefonini. Il mio telefonino, una volta che entra nella borsa, sparisce, per lo meno un'ora e non c'è verso di farlo ricomparire (ho passato sere a svuotare la borsa per terra, senza trovarlo; si nasconde bene il signorino).

4) Anelli, collane e compagnia bella.
Quando i nostri gioielli spariscono scattano le vere crisi. Impazziamo per giorni, ribaltiamo case, armadi senza trovarli neanche per sbaglio; un giorno, quando ormai ce ne siamo fatti una ragione, ritornano e si fanno trovare, facendoci sentire idioti e facendoci dire "Buon Dio, sto davvero invecchiando".
Personalmente credo di aver raggiunto l'apice perdendo un braccialetto in porta gioie, non mi sono mai sentita così stupida.

5) La mamma ovvero "Che stregoneria è mai questa?"
Esiste un solo ed unico modo per trovare qualsiasi oggetto nascosto: chiamare l'artiglieria pesante, ovvero la mamma. Non si sa come, la mamma è sempre in grado di ritrovare tutto.
Una conversazione tipo dopo la perdita di un oggetto è la seguente:

-Mamma, hai visto il mio (inserite qualsiasi oggetto) da qualche parte?-
-Guarda che è in cucina (o dove volete)!
-Ma non c'è, ho appena guardato!-
Ecco la pausa. La madre nel frattempo è alla ricerca del suddetto oggetto; a ricerca finita si avvicina a noi.
-E questo cos'è?










La nostra faccia, tutte le sante volte.


Attualmente credo di aver in giro per casa almeno una decina di oggetti dispersi, la vera domanda non è se li troverò, ma quando li troverò. E voi, come siete messi?